venerdì 29 ottobre 2010

Il cavaliere errante


Si rifletteva sul significato dell'errore, sul "trattamento dell'errore", sulla paura di sbagliare che porta qualche alunno addirittura a lasciare la risposta in bianco, per poi mangiarsi le mani, perchè la risposta di cui si sentivano tanto poco sicuri invece sarebbe stata proprio quella giusta. Conseguenze: demotivazione crescente. Mi avvicino alla lavagna e scrivo: "Errare". "Che cosa significa?", chiedo. L'alunno che ha lasciato la risposta in bianco risponde: "Sbagliare". Lo chiedo allora all'alunno che è l'uomo a se stesso amico, e mi risponde: "Viaggiare". Sorrido. E poi spiego: sì, proprio così. Un tempo li chiamavano cavalieri erranti: partivano senza una chiara meta, senza un percorso certo e rettilineo che li avrebbe portati all'obiettivo senza accorgersi del cammino. Partono alla ricerca. E vivono le avventure che trovano sul loro cammino, che la vita fa loro incontrare. E' il viaggio della vita, costellata di errori, che sono i naturali compagni di viaggio, che non sono macchie da cancellare, ma indicazioni segnaletiche. "Se commettete un errore, arriverà la correzione del professore, che è una bussola, è un Sei fuori strada; ecco la direzione; ci vediamo alla prossima tappa. Se lasciate il foglio in bianco per timore di sbagliare, sottraete al professore la possibilità di indicarvi la strada e di essere a sua volta vostro compagno di viaggio. Non vi muovete, semplicemente".

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