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domenica 14 novembre 2010

Lezione di acquerello - seconda
























































Ieri finalmente sono andata dalla mia amica illustratrice per la lezione mensile di acquerello che abbiamo progettato fin da quest'estate. Che bello è stato! Per prima cosa le ho mostrato i miei tags e gli altri acquerelli che ho fatto da questa estate e ha detto che ho fatto incredibili progressi, che la tecnica del colore è buona e che la mia pignoleria si sposa bene con l'acquerello. Ha controllato lo stato dei pennelli e delle tavolozze e ha detto che li tengo bene. "Così durano di più". Mi ha suggerito di mettere i colori caldi in un astuccio e quelli freddi nell'altro. La carta scelta è perfetta, dice, spessa e tamburellata. Mi ha raccontato che esistono carte ancora più spesse e molto, molto grandi.
Poi ha guardato i tag e mi ha segnalato un errore: il verde entrava nel giallo là dove era previsto che i colori non si mischiassero. "Quando si sbaglia è difficile correggere: l'acquerello non perdona", mi ha spiegato, "Se si sbava tra colori simili si può cercare di grattare via l'errore con il pennello imbevuto di sola acqua, continuando a pulirlo nello straccio, e si finisce comunque per grattare la carta -del resto in certi casi è un effetto voluto-, ma, se il colore che sbava è uno freddo come il verde o l'azzurro su uno chiaro come il giallo, è un disastro".
Poi mi ha spiegato un trucco: usare in primo piano i colori più densi, magari caldi contro lo sfondo di freddi, ma non necessariamente; basta che siano più densi al contrario di uno sfondo più tenue e pastello. Questo fa emergere il disegno, e me ne ha dato subito la dimostrazione. Ha passato allo scanner il disegno My heart (ve lo ricordate?), dove il colore del cappotto era troppo simile a quello dello sfondo, e l'ha scurito con il computer. Non fate caso se pare artificiale,
è pur sempre il computer che imita la realtà (e comunque non ha usato tutti gli accorgimenti che permettono di migliorare il disegno con la tecnologia ma in modo naturale), l'essenziale è notare come, così, la figura emerga con prepotenza dallo sfondo. "E' così potente, questo sistema, che a volte non è nemmeno necessario ombreggiare le superfici e i volti per dare tridimensionalità", ha spiegato. Mi ha fatto vedere dei libri meravigliosi * commentando le tecniche, dagli acquarellisti che usano solo il colore a quelli che usano molto disegno; "Più è narrativo il disegno e meno si carica di funzioni il colore, semplificando le operazioni", ha detto. Milo Manara per esempio è maestro della linea chiara, dove cioè ci sono molti contorni raccontati dalla linea (persino le singole ciocche dei capelli) e il colore diventa solo un riempitivo. Mi ha detto che quando ha visto gli originali di Manara ha capito tante cose, perchè l'artista lavorava su fogli enormi e poi rimpiccioliva, così da un lato poteva lavorare sui dettagli e dall'altro gli errori non sarebbero più stati visibili. Mi ha mostrato cieli in tempesta, commentandone la tecnica, e immagini in cui la campitura si sviluppava orizzontalmente per l'acqua, verticalmente per il cielo. Mi ha sgridato per tutto il bianco che ho usato, visto che quel colore nemmeno dovrebbe esserci nella tavolozza dell'acquarellista. "Si schiarisce con l'acqua!", ha detto. Le ho raccontato della difficoltà di trovare il color pelle e lei mi ha detto che c'è una formula: ocra più magenta; se c'è più ocra è più caldo, se c'è più magenta è più freddo, per esempio per un albino va bene più magenta. Si può usare anche il rosa-fuxia, dice, ma l'effetto sarà molto irreale, mentre con la forumla l'effetto sarà più realistico. Dice di mantenersi su una quantità pari dei due colori come pelle base per poi potere scurire per gli scuri di pelle e schiarire per i chiari ed io l'ho guardata come si guarda un extraterrestre: come si fa a quantificare il colore? "Tre pennellate sulla pastiglia, tre rugate a testa, insomma", ha detto lei sorridendo.
Poi siamo passate al disegno: mi ha fatto iniziare una grossa tavola. Soggetto: me. Hi hi! Sì, mi riconosco molto in questa mora con un libro in mano e i gatti che la assaltano, persino i capelli sono come li ho portati per anni, e quel riccio è più o meno il mio. Comunque sia, l'ha disegnato lei reinterpretandolo e cercando la linea giusta fra le mille dello schizzo, poi ha copiato al vetro perchè la linea risultasse il più pulita possibile: l'acquerello deve riempire gli spazi, non si deve mettere in difficoltà il pennello, perchè è già sufficientemente complessa, come tecnica. Poi abbiamo usato il caffè per lo sfondo (sono rimasti micorgranelli scuri che mi piacciono molto) e ha commentato mentre io coloravo. Stendere una campitura è complesso perchè il colore asciuga in fretta lasciando macchie, così bisogna correre, ma mantenendo la precisione dei dettagli (le dita) e rispettando il bordo di contenimento. "Sempre procedere con un solo fronte -ha detto-, perchè già è difficile mantenere omogena la velatura con un solo fronte di avanzamento del colore; se si iniza dal centro del foglio e si procede un po' sulla destra e un po' sulla sinistra, è la fine". Sempre tenere una fonte di luce, ha detto inoltre, mostrandomi come ombreggiare il viso. E' complesso e dice di aiutarsi con foto di oggetti o persone nella stessa posizione e luce, all'inizio, perchè si tratta anche di conoscenze di anatomia e perchè la luce, come il colore, fa scherzi strani e va trovata sul foglio lavorandoci. Osservate la foto: ogni singola ombra del viso è meditata, tenendo presente il lampadari (fonte di luce) e le parti del viso che sono più lontane dalla fonte (il lato destro del viso perchè "gira") o che sono in ombra a causa di altre parti (il naso crea ombra) o perchè concave (sotto l'occhio). "La guacia crea un triangolo", ha aggiunto. Complesso, eh?
Per oggi abbiamo finito, miei cari... spero di essermi appuntata tutto quello che mi ha spiegato!

* Esempio di libro meraviglioso: acquerelli di fate catturate schiacciandole nelle pagine del libro:
http://hellllloworld.blogspot.com/2010/05/lady-cottingtons-pressed-fairy-book.html

mercoledì 28 luglio 2010

Lezioni di acquerello











































Oggi io e la mia amica abbiamo fatto una bella gita sul torrente, poi, tornate a casa, le ho chiesto di tenermi una lezione di acquerello (è un'illustratrice!), che ho sempre amato, anche perchè ero stata ispirata dai tags natalizi di Anni Downs (li vedete in foto)... che meraviglia! La paperetta me l'ha fatta lei, commentando la tecnica, il funghetto io, e lei mi guidava commentando e dando indicazioni. Affascinante, l'acquarello! Come per il ricamo, anche qui si tratta di un lavoro di precisione e per il quale fa la mano a furia di allenarsi. Non superare la linea a matita, quando col pennello stai tirando una goccia d'acqua colorata, non è per niente facile! Per questo è meglio non stare addosso alla linea e, quando la goccia è quasi asciutta, rifinire fino al margine.
In passato io ci avevo anche tentato, ma con le patacche per i bambini, avete presente quegli acquerelli enormi? Niente a che vedere con le marche da lei suggeritemi (date un'occhiata alle foto); anche la carta deve essere non sottilissima per non imbarcarsi e non deve essere perfettamente liscia. Proprio come per il ricamo, insomma, avere gli strumenti giusti fa la differenza!
Mi ha poi spiegato che Anni Downs nei suoi tag usa un colore densissimo, quasi vicino alla tempera; anche lei usa colori densi, ma meno. Io invece amo anche quando l'acquerello denuncia se stesso, quando cioè il colore resta velato, acquoso, quando la campitura è contornata da un colore più scuro o quando ci sono piccoli errori e sovrapposizioni di colori, o la campitura non è uniforme.
Alla fine il mio funghetto mi piaceva, ma infinitamente meno della sua paperotta!
E' impressionante quanto sottili possano essere le righine fatte col pennello uno, se tenuto in verticale! Lo vedete sia nel contorno della papera che in quelli di Anni Downs.
Per l'effetto anticato, lei ha steso dapprima una velatura ocra-marrone, come suggerito da Anni Downs. Mi ha detto che si può usare anche il caffè o il tè per la campitura! Davvero gli elementi in comune con il country and craft sono incredibili!
Poi ha steso un paio di campiture per mostrarmi gli effetti che si possono ottenere con il sale grosso e poi abbiamo sperimentato quello fino... meraviglia!
Mi ha parlato inoltre della teoria del colore: anche se la campitura della papera è marrone, l'accostamento con gli altri colori farà parere la papera bianca. Avete notato infatti che il bianco fra i colori manca? Inoltre lo stesso rosso steso dappirma più acquoso attorno alla papera, all'aggiunta del blu intenso è parso rosa e allora l'ha ripassato con lo stesso rosso più pastoso. "Si tratta della teoria dei colori -mi ha detto- l'accostamento è tutto". Davvero i punti in contatto con il quilting sono straordinari!