Visualizzazione post con etichetta scuola. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta scuola. Mostra tutti i post

mercoledì 16 marzo 2011

Portagessetti per maestre




Quando vostro figlio vi chiede di cucire qualche cosa per la sua maestra, cucitegli un portagessetti: in genere ne abbiamo davvero bisogno, ve lo assicuro.

Io per esempio tengo sempre dei gessetti nell'astuccio, perchè voglio poter finire la lezione anche se non ci sono più gessetti e senza dovere mandare a prenderli e aspettarli... così finisco per sporcare tutto il contenuto dell'astuccio! L'altro giorno allora mi sono decisa e, unendo e piegando due strisce, ho fatto qyesta mini borsettina. Peccato che io non abbia previsto anche un bottone di chiusura: stamattina i gessetti erano di nuovo a spasso a sporcare tutto! Vabbè, vorrà dire che lo rifarò...

venerdì 29 ottobre 2010

Il cavaliere errante


Si rifletteva sul significato dell'errore, sul "trattamento dell'errore", sulla paura di sbagliare che porta qualche alunno addirittura a lasciare la risposta in bianco, per poi mangiarsi le mani, perchè la risposta di cui si sentivano tanto poco sicuri invece sarebbe stata proprio quella giusta. Conseguenze: demotivazione crescente. Mi avvicino alla lavagna e scrivo: "Errare". "Che cosa significa?", chiedo. L'alunno che ha lasciato la risposta in bianco risponde: "Sbagliare". Lo chiedo allora all'alunno che è l'uomo a se stesso amico, e mi risponde: "Viaggiare". Sorrido. E poi spiego: sì, proprio così. Un tempo li chiamavano cavalieri erranti: partivano senza una chiara meta, senza un percorso certo e rettilineo che li avrebbe portati all'obiettivo senza accorgersi del cammino. Partono alla ricerca. E vivono le avventure che trovano sul loro cammino, che la vita fa loro incontrare. E' il viaggio della vita, costellata di errori, che sono i naturali compagni di viaggio, che non sono macchie da cancellare, ma indicazioni segnaletiche. "Se commettete un errore, arriverà la correzione del professore, che è una bussola, è un Sei fuori strada; ecco la direzione; ci vediamo alla prossima tappa. Se lasciate il foglio in bianco per timore di sbagliare, sottraete al professore la possibilità di indicarvi la strada e di essere a sua volta vostro compagno di viaggio. Non vi muovete, semplicemente".

domenica 3 ottobre 2010

Il somaro e la rondine




"Ah! Sì! La partenza delle rondini! Ogni anno, intorno alla stessa data, si danno appuntamento sul filo della luce. [...] Vengono da nord, in schiere hitchcokiane, dirette a sud. Ed è esattamente l'orientazione della nostra camera da letto: nord, sud. Un abbaino a nord, una doppia finestra a sud. E ogni anno lo stesso dramma: ingannate dalla trasparenza di quelle finestre allineate, un bel po' di rondini vanno a schiantarsi contro l'abbaino. Niente scrittura, quindi, stamattina. Apro l'abbaino a nord e la doppia finestra a sud, mi rituffo nel letto, ed eccoci occupati per la mattina a guardare squadriglie di rondini attraversare la nostra stanza, improvvisamente silenzione, forse intimidite dalle due figure coricate che le passano in rassegna. Il fatto è che, ai due lati della doppia finestra, due sottili vetri fissi rimangono chiusi. Lo spazio fra i due vetri laterali è ampio, di che passare tutti gli uccelli del cielo. Eppure, immancabilmente, tre o quattro di quelle scemotte vanno a sbattere contro i vetri fissi! E' la nostra percentuale di somari. Le nostre devianti. Quelle che non stanno in riga. Che non seguono la retta via. E gozzovigliano ai margini. Risultato: vetro fisso. Toc! Tramortita sul tappeto. Allora uno di noi due si alza, prende la rondine stordita nel palmo della mano - non pesa quasi niente, ossa piene di vento-, aspetta che si risvegli, e la manda a raggiungere le sue amiche. La resuscitata vola via, ancora un po' intontita, zigzagando nello spazio ritrovato, dopodichè punta dritto a sud e sparisce nel suo avvenire.


Ecco, la mia metafora vale quel che vale, ma è questo l'amore in materia di insegnamento, quando gli studenti volano come uccellini impazziti. A questo la professoressa G o Nicole H. hanno dedicato la loro esistenza: salvare dal coma scolastico una sfilza di rondini sfracellate. Non sempre si riesce, a volte non si trova la strada, alcune non si ridestano, rimangono al tappeto oppure si rompono il collo contro il vetro successivo; costoro rimangono nella nostra coscienza come le voragini di rimorso in cui riposano le rondini morte in fondo al nostro giardino, ma ogni volta ci proviamo, ci abbiamo provato. Sono i nostri studenti.Le questioni di simpatia o di antipatia per l'uno o per l'altro (questioni quanto mai reali, ci mancherebbe!) non c'entrano. Nessuno di noi saprebbe dire il grado dei nostri sentimenti verso di loro. Non di questo amore si tratta. Una rondine tramortita è una rondine tramortita, punto e basta."
Daniel Pennac, Diario di scuola, Milano, Feltrinelli, 2010, pp.240-41
Un libro bellissimo. Pennac racconta la sua storia, dall'infanzia di studente all'età adulta da insegnante. Racconta di essere stato un alunno "somaro" e di essere stato salvato da alcuni professori che lo hanno "letteralmente ripescato". Tra questi un professore di francese che, sentite le sue incredibili ma fantasiosissime bugie scolastiche, lo solleva dall'impegno di scrivere i temi di compito e gli assegna la stesura di un romanzo, da consegnarsi a capitoli a scadenze fisse, ortograficamente corretto, "per non abbassare il livello della critica", e ne fa così uno studente motivato e, poi, un romanziere.
I passi belli di questo libro sono numerosissimi e ti restano dentro come quadri; in particolare questo brano mi piace da morire. Ti ricorda i tuoi doveri, che non sono solo intellettuali, ti consola e ti dà un po' di ottimismo. Ho amato moltissimo questo libro, e tutti quelli che lo hanno letto mi dicono di esserselo bevuto in pochi giorni... Pennac è una persona dall'incredibile umanità!