Conosco la storia di un paese in cui si diceva che la notte dei morti (il due novembre, in effetti ) il più giovane tra gli estinti del cimitero, l'ultimo, guidasse una processione di morti fino al Lazzaretto, fuori dal paese in mezzo ai boschi, per andare a trovare i morti di peste (tra questi alcuni se ne erano andati in modo terribile, seppelliti vivi perchè comunque malati, con una badilata in testa per farli star buoni mentre li si copriva di terra). Era usanza allora che la gente del paese mettesse sulla finestra un pensiero per i propri morti, i quali , passando, lo avrebbero raccolto. Corrispondenza d'amorosi sensi... E conosco la storia di due bambine, a me carissime, che avevano perso il padre in un incidente d'auto, le quali mettevano sul davanzale le castagne per il loro papà. Storia dolce e amata, che si innesta su una storia orrorosa e carica, carica di significati. Ma su tutto domina la tenerezza triste e dolce.
Queste sono sere in cui si guarda in faccia alle proprie paure per esorcizzarle e in cui si pensa ai propri cari con affetto. Se c'è chi si maschera e scherza e chi no, chi aspetta il due novembre e chi no, spero comunque per tutti che ci possa essere anche raccoglimento e dolcezza in un momento in cui per tradizione si pensa a chi non c'è più e a ciò che sarà dopo.
3 commenti:
Che bela questa storia Pepe. Quella tenerezza triste e dolce di cui parli è qualcosa di bellissimo, quasi malinconico.
baci
Sì! E' proprio la sensazione che provo io in questi giorni dell'anno, ed è a suo modo bello, per quanto un po' gotico... :-)
hai detto delle cose belle e giuste!
^_^
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